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Una parabola su… lingua e linguaggi (riflessioni metadidattiche di Maria Gabriella de Judicibus)

Una parabola su… lingua e linguaggi  (riflessioni metadidattiche di Maria Gabriella de Judicibus)[1]  

L’apprendimento è l’interfaccia dell’insegnamento. Sicchè la qualità dell’insegnamento impartito si valuta sulla qualità dell’apprendimento generato. Nell’ottica del life long learning, il processo è caratterizzato da un continuum che si estende per tutto l’arco della vita di ciascun individuo.

Le discipline di studio intese come elementi strutturati ed autoconsistenti del sistema culturale di un popolo formano il patrimonio attivo dei singoli cittadini che  quel popolo costituiscono e che, attraverso il curriculum studiorum orientano le proprie scelte di vita nel contesto sociospaziale di appartenenza.

 Conoscere una lingua, ad esempio, significa comunicare in modo efficace ai propri bisogni relazionali e, dunque, avere successo in un preciso contesto definito dalla singola situazione comunicativa. Questo è un oggettivo parametro di successo verificabile facilmente all’interno ed all’esterno del contesto scolastico; sappiamo bene che la lingua, infatti, è insieme oggetto e strumento di conoscenza, sicchè il problema principale nell’integrazione di allievi allofoni, è proprio la diversità linguistica che impedisce di comprendere ciò che viene veicolato. 

Il soggetto in crescita non può accontentarsi di un sapere episodico basato su conoscenze mnemoniche scollegate dai propri bisogni cognitivi reali e finalizzate  esclusivamente al buon esito di una "prova"disciplinare: egli  ha il diritto di cogliere il valore culturale di ciò che fa a scuola.

 Tentando di abbozzare un percorso possibile,si può dire che il ragazzo entra a scuola con un bagaglio esperienziale  e culturale in cui convergono competenze extrascolastiche e scolastiche di tipo personale o "personalizzato". 

Ciò comporta la necessità di una continuità educativa che può essere garantita solo dal dialogo reale tra istituzioni, nell’interazione con la realtà territoriale di riferimento e nel rispetto dello stile cognitivo e dell’enciclopedia di base di ciascun allievo.

 I parametri della valutazione in entrata sono spesso strutturati sulla base di competenze prettamente intrascolastiche e per lo più rilevanti esclusivamente per la singola istituzione, solo superficialmente   aperti alle altre istituzioni in verticale o in orizzontale. 

Il problema è che il "recupero precoce" o "in itinere" basato esclusivamente su tali parametri non è  sufficiente per giustificare una logica scolastica che non voglia più essere autoreferenziale.

 Compito della scuola è relazionare la società con i saperi ma, poichè riprendendo Gadamer, sappiamo che non si verifica  nessun sapere al di fuori di un campo di applicazione, la scuola deve affrontare lo sforzo di declinare i saperi in competenze spendibili nella società e nella vita. 

Il curricolo che costituisce il trait d'union tra società e saperi deve essere costruito attraverso le istituzioni che, in verticale e in orizzontale, accolgono e prendono in carico l’allievo che sarà il futuro cittadino-lavoratore.

 Il problema è dunque costruire il curricolo facendo rete con gli attori che ne sono i co-protagonisti i in un rapporto di "risonanza" non solo cognitiva ma anche affettiva e dunque etica. 

Il docente, in questa accezione, è nel contempo modello positivo di esemplarità etica e "professionista" dei "saperi" disciplinari.

 La scuola di base deve puntare su saperi essenziali sui quali incardinare i saperi specifici delle singole discipline. Nasce da questa filosofia, la necessità di parlare di aree cognitive disciplinari che hanno il compito arduo di fondare i saperi generativi di altri saperi. 

Alla luce di quanto detto, ogni docente dovrebbe sviluppare competenze precipue al proprio ruolo istituzionale sia in termini di analisi epistemologica disciplinare sia in termini di funzione della propria disciplina nell’ambito di applicazione che consenta di rispondere alle aspettative sociali dell’utenza.

 Lavorare in rete si può e si deve per dare "prospettiva" alla funzione-docente e, nel contempo, potenziare la capacità d'intervento intrascolastico ed interscolastico attraverso lo sviluppo di strategie metodologico-didattiche generate dalla specificità disciplinare. 

Sicchè,adeguando ai vari ambiti disciplinari quanto segue,è possibile individuare un primo livello di competenze attribuibili al docente professionista che dovrebbe:

  A-OFFRIRE ALL’ALLIEVO LA CAPACITA’ DI ESSERE CONSAPEVOLE DEL PROPRIO PERCORSO ATTRAVERSO STRUMENTI DIAGNOSTICI FINALIZZATI ALL’AUTOVALUTAZIONE 


 B-PROGRAMMARE NELL’OTTICA DELLA CONTINUITA’ EDUCATIVA IN VERTICALE ED IN ORIZZONTALE 


 C-COSTRUIRE STRUMENTI DI DIALOGO TRA SAPERI E LORO CAMPI DI APPLICAZIONE 


 D-FACILITARE L'INTERAZIONE TRA CAMPI DI APPLICAZIONE DISCIPLINARI E CAMPO ESPERIENZIALE DELL'ALLIEVO E-FAVORIRE L'ESPLICITAZIONE DI COMPETENZE,INTERMINI DI LIFE SKILLS,TRASFORMANDO LE CAPACITA’  POTENZIALI ED ATTITUDINALI DELL'ALLIEVO IN CAPACITA' IN ATTO  

Molte buone pratiche e molte buone leggi sono state già messe in atto per raggiungere queste finalità. Riteniamo che il percorso di ricerca-azione che ci attende debba partire da esse per ricondurre a sistema ciò che attualmente è episodico e per garantire a tutti ed a ciascuno la possibilità di procedere con successo nel proprio cammino.

Dalla lingua ai linguaggi

  La lingua storico naturale per poter generare infinitamente sensi diversi deve necessariamente ricorrere alla polisemia. 

La polisemia, però, pur essendo in lingua italiana particolarmente forte e dunque pur costituendo ricchezza semantica per il nostro lessico, può ingenerare equivoci e fraintendimenti se non consapevolizzata e resa strumentale alla possibilità di nominare più oggetti contestualizzandoli diversamente.

 Ci aiuta, ai fini della comprensione di questo postulato fondamentale dell’educazione ad un uso funzionale della lingua,  l’ esempio delle parole italiane: parabola e iperbole 



E’ bene iniziare ricordando che parola, etimologicamente deriva dal latino parabola che vuol dire confronto, similitudine, che a sua volta proviene dal greco parabolé con il medesimo significato derivante dal verbo parabállein, che significa di fianco, confrontare. ( pará -di fianco- bállein-lanciare). Questo ci permette di identificare subito lo spazio come dimensione cognitiva dalla quale è possibile partire per un itinerario esplorativo che dallo spazio reale espresso in termini di lingua trasla a quello artificiale espresso in termini di linguaggi.In matematica, la parabola è una particolare figura contenuta nel piano. Si tratta di una particolare sezione conica, come l'ellisse e l'iperbole. Può essere definita come il luogo dei punti equidistanti fra una retta ed un punto disgiunti.In letteratura, la parabola è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale attraverso un esempio che vuole illuminare la realtà specificata, con un unico punto di contatto tra la immagine e la realtà.La parola Iperbole  in geometria, indica un tipo di sezione conica tale per cui è costante la differenza delle distanze da due punti fissi, detti fuochi.L’ Iperbole - in letteratura, è la figura retorica in cui un concetto è espresso in termini volutamente esagerati.Ma, da dove nasce, in letteratura il tratto semantico di “esagerazione” che connota la figura retorica in questione?Ancora una volta, ci aiuta la riflessione sulla lingua intesa filologicamente come ricerca della radice e del senso di base della singola parola. La geometria è la scienza che misura lo spazio (dal greco antico γεωμετρία, composto da γεω, geo = "terra" e μετρία, metria = "misura", tradotto quindi letteralmente come misurazione della terra) è, dunque, quella parte della scienza matematica che si occupa delle forme nel piano e nello spazio e delle loro mutue relazioni.L'iperbole (dalla parola greca υπερβολή, esagerazione, sovrabbondanza) è una delle sezioni coniche che in geometria analitica e in geometria proiettiva indicano genericamente una curva piana che sia luogo dei punti ottenibili intersecando la superficie di un cono circolare retto con un piano:intersecando il cono con piani che formano con il suo asse angoli inferiori a θ si determinano curve aperte (e illimitate) chiamate iperboli; questi piani intersecano entrambe le falde del cono ed ogni iperbole, in quanto insieme di punti, si bipartisce in due sottoinsiemi connessi detti rami della conica.                                                                      Lo SPAZIO genera pertanto riflessioni diverse e complementari corrispondenti ad accezioni diverse o sensi diversi dello stesso termine lessicale.

 Ciò vuol dire che usare consapevolmente la lingua storico naturale equivale a conoscerne le prospettive d’uso ( letterale o traslata), le coordinate testuali (destinatario, finalità, contenuto), le dimensioni (descrittivo-spaziale, narrativo-temporale, argomentativi-logica) per svilupparne le potenzialità attraverso l’esercizio lessicale creativo.



 

 

[1] Maria Gabriella de Judicibus è docente ordinaria di Italiano e Storia negli Istituti Superiori e Supervisore per l’indirizzo linguistico-letterario della Scuola di Specializzazione per Insegnanti SSIS Puglia.

 

Collabora dal 1999, in qualità di Disciplinarista, con la Facoltà di Lettere dell’Università del Salento, per la quale è a contratto per il Laboratorio di Riscrittura Testuale coordinato dalla prof.ssa Carlachiara Perrone.

 

E’ membro dell’Albo Formatori INVALSI per la Valutazione OCSE-PISA-Regioni dell’Obiettivo 1.

 

E’ Presidente della Pro Loco di Lecce, affiliata UNPLI.

 

Partecipa, in qualità di esperta della comunicazione , a numerosi progetti nazionali ed internazionali, finalizzati alla didattica laboratoriale ed al riallineamento cognitivo in L1 ( ESPRIT- Pratiche outdoor- (Progetto transnazionale MIUR, Organi Provinciali Lecce e Teramo;TECLA, POE)  COMUNIC/AZIONE-Progetto sulle competenze comunicative (MIUR ); A.SCUO.LA-Progetto sulle competenze in alternanza scuola-lavoro (MIUR); FSE Misura C1 e B1 ( Fondo Sociale Europeo per la Literacy in Lingua Madre e per la Formazione Formatori);OCSE_PISA( Programma di valutazione nazionale MIUR/INVALSI)

  
  




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